Dopo l’ultimo discorso di Mario Draghi in Portogallo, le attese rispetto a un possibile rinnovo della politica accomodante della Bce hanno lasciato aperti alcuni dubbi. Ma come si sta muovendo la Bce e quali potrebbero essere gli effetti sui mercati?
Intervista a Enrico Vaccari di Consultinvest responsabile clientela istituzionale di Consultinvest.
“Nei prossimi mesi vedremo la faccia più dura della Banca centrale europea”. In seguito al discorso di Mario Draghi a Sintra, le attese sull’atteggiamento delle banche centrali hanno lasciato aperti dei dubbi e la possibilità di un taglio dei tassi d’interesse diventa più che una semplice chimera. Non è stato il primo “whatever it takes” della storia, eppure ha risuonato come sette anni fa. Nel 2012, infatti, Mario Draghi salì sul palco della Global Investment Conference e sorprese anche i suoi più stretti collaboratori con una dichiarazione che è rimasta nella storia della Banca centrale europea: “Entro il suo mandato, la Banca centrale europea è pronta a fare qualsiasi cosa sia necessario a preservare l’euro”, dichiarò il presidente. Tuttavia, allora furono sufficienti le parole a fermare i mercati. “Questa volta i mercati non si accontenteranno delle parole – commenta Vaccari – ma vorranno molti più fatti. Penso che i tassi d’interesse si spingeranno ulteriormente in territorio negativo, fino ad arrivare a -0,70/0,80%”.
Ancora attesa invece per un possibile quantitative easing. Secondo Vaccari, anche se la Bce cercherà di introdurre delle misure per mitigare gli effetti della riduzione dei tassi sulle banche, non vedremo un quantitative easing prima del 2020, restando di fatto in attesa degli effetti del nuovo abbassamento dei tassi. Nell’ultimo discorso in Portogallo, Mario Draghi ha indicato che ci sarà spazio per il rinnovo di una politica monetaria accomodante della Bce. Ma quali potrebbero essere i risvolti sui mercati azionari e obbligazionari?
“Abbiamo visto in passato che, quando i tassi d’interesse si abbassano, vengono favoriti i titoli difensivi e i mercati emergenti – continua Vaccari – Non è detto che i mercati azionari abbiano dei vantaggi enormi. In un contesto macroeconomico di rallentamento, la Banca centrale abbassa i tassi perché non c’è una crescita economica, per cui bisogna vedere gli effetti sugli utili. L’atteggiamento giusto è quello di usare prudenza”. Discorso opposto invece in merito ai mercati obbligazionari. Secondo Vaccari, gli effetti sui bond potrebbero essere ancora positivi, perché la ricerca di rendimenti in giro per il mondo e gli effetti espansivi delle manovre delle banche centrali spingeranno ancora i rendimenti a ribasso. In coda positiva anche le imprese, che da tempo risultano favorite dai tassi bassi per quanto riguarda gli investimenti o l’indebitamento. “Se questa volta la Bce otterrà delle riforme da parte dei Governi e della nuova Commissione europea, è probabile che gli effetti possano avere degli stimoli positivi sul ciclo economico. Quindi, per il futuro delle imprese, sicuramente un contesto economico in miglioramento potrebbe essere interessante”, spiega a tal proposito Vaccari.
Tagli dei tassi d’interesse in vista anche per la Fed che, nonostante la sostenuta ripresa negli Stati Uniti, vuole tutelarsi da eventuali ricadute. “La Fed ha cambiato a 360° le indicazioni di inizio anno. Il mercato stima che ci sarà più di un taglio d’interesse, ma io sono abbastanza convinto che sarà un solo taglio, come nel 1998”, aggiunge Vaccari.
Intanto, spostando l’attenzione sulla situazione italiana, lo spread continua a scendere, raggiungendo di fatto i valori minimi. “Lo spread era su livelli troppo alti qualche settimana fa, intorno a quota 300, ed era francamente ingiustificabile, sia per la quantità del debito che per i fondamentali dell’Italia – chiosa Vaccari – Penso che questa riduzione continuerà. Lo spread fair del debito pubblico italiano è ben al di sotto di quota 200, quindi è necessario recuperare questo gap costruito nel tempo a causa dell’incertezza politica e dell’atteggiamento di scontro tra Unione Europea e Governo italiano”. I titoli di Stato italiani, infatti, risentirebbero dell’incertezza politica, che potrebbe rientrare in autunno grazie alla formazione del nuovo esecutivo europeo. Ma, in attesa della riunione della Commissione europea il 2 luglio, resta ancora qualche dubbio sulla procedura d’infrazione dell’Unione europea per il debito contro l’Italia. Enrico Vaccari si dichiara ottimista in tal senso. “Credo che la procedura d’infrazione non sia giustificata né giustificabile, per cui è qualcosa che scongiureremo. In un momento di passaggio con la scadenza della Commissione europea in autunno e la Brexit il 31 ottobre, una procedura d’infrazione sull’Italia vorrebbe dire scatenare una tempesta sui mercati obbligazionari dell’Europa”, dichiara Enrico Vaccari, che conclude: “Credo che nessuno lo voglia veramente”.
Fonte: We Wealth