Possiamo pensare che dopo le elezioni francesi il rischio politico nell’Euro Zona sia passato?
Si è certamente attenuato, favorito anche da segnali più evidenti di ripresa economica che è anche maggior-mente sincrona, ma il progetto Euro è molto complesso, rigido e di certo non ancora completato. Quindi sarà co-munque bene prestare ancora cautela.Ma il rischio di una forte deriva anti-euro, possibile con una Francia guidata da Marine Le Pen, sembra essere sceso sotto i livelli di guardia. E la Presidenza Macron assicura una volontà di rilancio del progetto europeo sicuramente più elevata, che può trovare nei recenti successi elettora-li della cancelliera Merkel alle elezioni regionali tedesche una spalla in grado di rafforzare subito un asse riformista Parigi-Berlino che potenzialmente potrebbe riuscire ad al-lontanare istanze anti-euro. Ma è altresì vero che l’incerto percorso politico-diplomatico necessario per completare la Brexit e le continue vicissitudini fiscali italiane e quelle mai dome della Grecia continueranno ad offrire spunti di frizione e di attenzione, con la Politica che interferirà nuo-vamente sulla stabilità dei mercati.
Quindi dobbiamo aspettarci ancora interferenze dalla Politica?
Sicuramente si, e non solo in Europa. Si tratta ormai di un aspetto sistemico. Il livello di ingerenza delle “logiche politiche” nel sistema economico è molto elevato e non potrebbe essere diversa-mente visti i livelli d’indebitamento pubblico e l’entità delle risorse impegnate dai budget pubblici in termini di PIL raggiunti negli ultimi decenni nei Paesi Sviluppati. La gestione di queste grandezze, di fatto Budget che coprono una fetta consistente del valore aggiunto prodotto ogni anno, è necessariamente dettata dalle logiche politiche. Le tanto odiate regole del Patto di Stabilità e Crescita dell’Area Euro servirebbero proprio per cercare di limitare questo
tipo d’ingerenze: ma, come ben sappiamo, non hanno avuto grande successo. Le stesse Banche Centra-
li lottano per svincolarsi dall’abbraccio di queste logiche, cercando quotidianamente di ribadire la loro indipendenza. Ma, con buona pace dei desideri e delle affermazioni ufficiali di Draghi e Yellen, riesce difficile credergli. E comunque le Politiche Monetarie devono gestire e adeguarsi a scelte già fatte di Politica Fiscale.
Non c’è speranza allora per avere mercati liberi da questo condizionamento?
Si c’è ma è di natura ciclica. Abbiamo la sensazione che oggi nei Paesi Sviluppati e in parte anche a livello globale, la passata crisi squisitamente finanziaria ed esacerbata dalla paura ad assumere il rischio di credito inizi ad essere storia del passato e che lentamente le economie si stiano irrobu-stendo. L’effetto dato dalla presenza di una grande massa di liquidità – frutto dell’azione delle Banche Centrali – lentamente sta portando ad una ripresa sempre più allargata e sincrona, anche se ancora su ritmi moderati. Questa maggiore solidità rende una buona parte degli shock politici (anche se non per tutti) di breve durata e impatto poiché il focus dei Mercati si sposta su prospettive reddituali attese più toniche e non più così legate a sostegni politici.
Quindi le Banche Centrali hanno avuto un ruolo decisivo per l’uscita dalla crisi?
Certamente importante: l’abbondanza di liquidità è stato un fattore imprescindibile per facilitare l’uscita dalle crisi e contribuire alla ripresa, come lo sarebbe potuto essere anche con azioni espansive fiscali sulla falsariga di quelle inizialmente pensate con la “Trumpo-nomics” che oggi però vive un momento molto difficile. Ma è anche vero che l’abbondanza di liquidità sicuramente genera distorsioni - basti pensare all’aumento delle disuguaglianze nella distribuzione del reddito generatasi nell’ultimo decennio – o porterà ad avere problemi in futuro non ancora ben identificati. È difficile, infatti, pensare che questa straordinaria espansione monetaria sia un “free lunch” privo di costi futuri su cui ci permettiamo di far notare che Banche Centrali e Governi hanno volutamente trascurato di riflettere e fare analisi. Possiamo solo sperare che quando dovremo affrontare questi problemi le economie saranno già in condizioni di elevata solidità. Quindi, per ora non ci sono problemi, ma sarà bene iniziare a preoccuparsi seriamente quando inizieremo a vedere Politiche Monetarie intente a ridurre il ritmo di espansione del credito o della Base Monetaria: sarà quello il momento topico in cui la “corrente monetaria” terminerà e solo allora si potrà distinguere tra “chi sa nuotare e chi no”.