Crescono le attese e le preoccupazioni. Le Banche centrali si stanno preparando a nuove politiche e l’ultimo trimestre dell’anno sarà decisivo per capire realmente quale direzione prenderanno. La BCE si riunirà il prossimo 26 ottobre, quando verranno fornite nuove indicazioni sul futuro del Qe. Mercoledì saranno pubblicati frattanto i verbali dell’ultimo FOMC della Fed. Sono molti i punti interrogativi riguardo a quello che accadrà in autunno sui mercati e in particolare sul mondo obbligazionario. Le stime di crescita delle economie al di qua e al di là dell’Atlantico spingono a valutare le mosse opportune da anticipare in portafoglio. L’attenzione è soprattutto sui titoli di Stato. “Si respira un clima di molta incertezza”, esordisce Enrico Vaccari, gestore di Consultinvest SGR. E non solo per le decisioni future.
“Le Banche centrali sono alle prese con forti disaccordi interni. La Fed, da una parte, ha un modello di divisione tra falchi e colombe tra i più marcati degli ultimi anni, dall’altra la BCE, che ha preso atto dei buoni risultati delle politiche monetarie, ha una Germania che spinge per la fine immediata del Qe mentre Draghi continua ad essere scettico. Infine la BoE deve fare i conti con gli effetti negativi della Brexit e non ha ancora deciso un rialzo dei tassi”. In questo contesto, perciò, il mercato obbligazionario sta soffrendo come non mai. Tanto più che, come ricorda l’esperto, solo i treasury americani al momento hanno rendimenti col segno più. Come si attrezzano allora i gestori fixed income? “Bisogna diversificare moltissimo tra le asset class obbligazionarie, allungando la vita media dei titoli”, consiglia senza mezzi termini Vaccari. In buona sostanza, considerando che i rendimenti sul breve termine sono inesistenti, serve calibrarsi su bond a 10 anni che portano ad avere un dose di riserva, correndo certamente qualche rischio di duration.
Scadenze lunghe e altamente diversificate
Se dunque “il rendimento atteso nei prossimi anni è molto basso e la volatilità sarà la chiave dominante del 2018”, occorre diversificare e lavorare su scadenza molto lunghe. Succede, ad esempio, per il Consultinvest Alto Rendimento, un fondo obbligazionario flessibile globale che quest’anno ha ottenuto il marchio di Consistente Funds People. “È il prodotto che al momento ci rappresenta di più. In prima battuta abbiamo aumentato il numero di emittenti (193 titoli) e oggi può essere considerato tra i fondi fixed income più diversificati a livello europeo. Poi stiamo lavorando su rendimenti con scadenze molto alte, utilizzando anche classi di rating più bassa, come quelli di tripla B (pochi di doppia A e A), allungando la vita residua dei titoli. Un mix che fa ottenere al fondo, nel medio periodo, risultati interessati”. L’ultima componente strategica riguarda le valute. “Il 37% dell’esposizione è in dollari. Una scommessa che, secondo noi, è la vincente nei prossimi anni”, spiega il fund manager. Nel portafoglio c’è poi una grande attenzione ai bond emergenti in valuta locale, come quelli del Brasile, e in dollari, ma anche un occhio particolare ai titoli di stato dei Paesi periferici. “La nostra prima esposizione è l’Italia, col 14%, ma è chiaro che in questo frangente privilegiamo i titoli spagnoli e portoghesi piuttosto che il bund tedesco: giocoforza spingiamo su quei Paesi che hanno cedole e un rischio più alto ma che assicurano un premio”, afferma. Sul fronte del credit corporate invece, per Vaccari, il potenziale è ormai estinto. “Gli spread sono compressi perciò ci concentriamo su titoli finanziari ed assicurativi, che hanno invece spread più interessanti ma sono anche classi più rischiose”.
Insomma per far fronte ad un mondo obbligazionario che avrà sempre più sbalzi notevoli nei corsi, per l’esperto è necessario scegliere prodotti obbligazionari flessibili in grado di cambiare velocemente composizione dei titoli nei portafogli, cercando di ottenere rendimenti alti in grado di compensare il calo dei corsi. “Serve dotarsi di un paracadute che possa aprirsi, in un momento di forte volatilità”, semplifica il gestore di Consultinvest. Soprattutto in attesa di capire le prossime mosse delle Banche centrali. “La BCE potrebbe dare qualche dritta in più già entro fine anno: l’annuncio di una riduzione d’acquisto di titoli di stato sarebbe già un inizio ufficiale di tapering. In questo caso un rialzo dei tassi avverrebbe in un tempo sicuramente minore, rispetto a quello intercorso negli USA”. Un rialzo che potrebbe generare dei corsi molto forti: “il 2018 sarà un anno difficile da navigare. Con ondate di volatilità non indifferenti".
Fonte: Funds People