Mercati emergenti ancora indietro rispetto a quelli sviluppati ma la stabilizzazione delle materie prime e il miglioramento della crescita nei paesi sviluppati saranno sicuramente dei fattori positivi. Su questi primi segnali positivi, arrivati dopo un primo semestre ancora debole, si sono innestate aspettative molto positive per le prospettive economiche degli USA sotto la presidenza Trump. Tale ottimismo vede i sui driver principali nell'aspettativa di una politica fiscale espansiva, una accentuata voglia di deregulation, maggiore pragmatismo politico ed una spinta agli Investimenti statali. Tuttavia, non vanno trascurati quelle che possono essere le minacce a tale svolta politica: di qui i rischi che il protezionismo americano possa innescare scontri commerciali e diplomatici, che le politiche restrittive sull'immigrazione possano comportare tensioni sociali (interne e con paesi di confine). Altri fattori critici possono essere generati dalla deregulation sulla politica ambientale con tensioni ed effetti contrastanti tra il modello repubblicano ed il mondo della green economy nonché con l'associazionismo pro-ambiente.OCCHI PUNTATI SULLA POLITICA Anche la UE ha registrato sul finire del 2016 dati positivi, anzi anche sorprendentemente positivi, con un sensibile miglioramento del sentiment. Parliamo ovviamente di dati a consuntivo ma sappiamo che i mercati vivono di aspettative e guardano avanti e non a ciò che è stato. Dove focalizzare l'attenzione ora? Sullo scenario geopolitico europeo, sull'agenda degli appuntamenti elettorali, in primis sulla Francia, dove una eventuale vittoria della Le Pen, seppur remota ad oggi, potrebbe mettere a dura prova l'impalcatura europea, con notevoli rischi per la tenuta dell'unione monetaria. Una cosa è quasi certa: le banche centrali con l'inflazione in risalita non potranno continuare a portare avanti politiche accomodanti. Eventuali azioni speculative sui paesi periferici vedono la stessa BCE con le armi un po' spuntate rispetto a prima. Cosa ci aspettiamo: rischi robusti sui bond sia per effetto di politiche monetarie meno espansive sia per la maggiore avversione al rischio degli investitori sia per un innalzamento dell'attenzione sul rischio emittente. Il mercato azionario rimane a nostro avviso preferibile rispetto a quello obbligazionario, nonostante sia molto probabile una accentuata crescita della volatilità sui mercati per i prossimi mesi. Riteniamo che in questo contesto siano da preferire le strategie di allocazione del risparmio basate sulla progressività dell'ingresso sul mondo equity, da attuarsi attraverso sistemi di swicht programmati da fondi a bassa volatilità su fondi azionari con strategie long only equity, in modo da polverizzare quanto più è possibile il rischio market timing, conclude la nota.
Fonte:Bluerating