“A settembre le banche centrali andranno all-in”.
Con un gergo pokeristico, Enrico Vaccari, responsabile della clientela istituzionale di Consultinvest lo aveva detto in tempi non sospetti. E così è stato. Con l’ennesimo atto di coraggio, nell’ultimo meeting della Bce, il numero uno, Mario Draghi (che a novembre lascerà le redini della banca centrale a Christine Lagarde), ha “rilanciato” il Quantitative Easing (QE), con 20 miliardi al mese a partire da novembre, e tagliato il tasso sui depositi di un ulteriore 0,10%, portandolo a -0,50 per cento. Un ultimo atto estremo per cercare di rilanciare un’economia che proprio non ne vuole sapere di rispondere agli stimoli. Ma se da un lato le Borse festeggiano, dall’altro lato è lo stesso Vaccari a lanciare un allarme.
“Un volta raccolto il testimone, molto probabilmente Lagarde continuerà a seguire le orme di Draghi e potrebbe spingersi ancora più in negativo col tasso sui depositi – puntualizza l’esperto di Consultinvest – Ma non è detto che tutta questa aggressività produca dei benefici. Anzi. Stiamo camminando su un lago ghiacciato e dobbiamo cercare di arrivare dall’altra parte prima che sia troppo tardi”.
Qual è il vero rischio?
Il rischio è che, nonostante gli interventi aggressivi della Banca centrale europea, la macchina dell’economia non si rimetta in moto. La politica monetaria da sola non è sufficiente. Il “whatever it takes” è iniziato 7 anni fa, ma da allora della riforma fiscale non si è vista neanche l’ombra. E non è un caso che alla domanda diretta sull’helicopter money Draghi abbia risposto, ai margini del meeting Bce, che “dare liquidità alle persone, sotto qualsiasi forma, è compito della politica fiscale. La riforma fiscale dovrà arrivare, ma la mia sensazione è che non si stanno rispettando i tempi”.
Un contesto che rimane sfidante. Come posizionare il portafoglio d’investimento?
Diversificando il più possibile e sposando un approccio multi valuta. E soprattutto selezionando. Negli ultimi anni si sono create sacche di inefficienza importanti, con titoli che sono fortemente sottovalutati, anche perché rimasti al di fuori di molti indici utilizzati come benchmark dalle gestioni passive.
E dove possiamo trovare queste occasioni d’acquisto?
Soprattutto tra le small cap, negli Stati Uniti ma anche negli altri mercati, emergenti compresi. Bisogna cercare quelle azioni con fondamentali compressi, ma con un dividend yield elevato.
Quindi ancora azioni…
Le azioni ad alto dividendo rappresentano oggi l’unica vera alternativa d’investimento. Diversificando, però, il portafoglio con un po’ di obbligazioni, ma quelle che rendono di più. E poi si potrebbe anche provare a comprare qualche titoli legato all’inflazione, anticipando (ma di molto) la fiammata inflativa. Bisogna giocare molto di tattica, cercando di avere in portafoglio tutte le strategie.
Ma l’azione incessante delle banche centrali non rischia di generare una bolla? Alla fine, i mercati azionari stanno crescendo ininterrottamente dal 2019…
Per il mercato americano qualche rischio di valutazione eccessiva c’è, ma non è ancora così evidente da gridare “aiuto aiuto”. Proprio 10 giorni fa abbiamo raggiunto il massimo differenziale tra le azioni statunitense e quelle europee. Una situazione di forte inefficienza che sta spingendo gli investitori a guardare alle azioni europee che sono rimaste indietro. Tra queste ci sono anche i titoli finanziari, ancora trascurati. Ma prima o poi qualcuno comincerà a fare asset allocation seguendo anche loro.
Fonte: Focus Risparmio