Gennaio è stato un importante banco di prova per chi ha investito sui piani pluriennali di risparmio (Pir). Ha aiutato a capire se chi aveva sottoscritto i primi Pir ha incremento le posizioni oppure no. Com’è noto, oggi il mercato dei Pir, in seguito all’entrata in vigore della legge di bilancio licenziata dal Governo a gennaio, è di fatto bloccato. In assenza dei decreti attuativi (previsti entro fine mese) i cosiddetti Pir di nuova generazione, vale a dire quelli che dovranno investire una percentuale complessiva del 7% sull’Aim e sul venture capital, non possono partire.
Nonostante questa fase di stallo il mercato è comunque reattivo e ha inaugurato il primo mese dell’anno con un altro segno positivo (circa 50 milioni di raccolta). Anche le performance hanno rialzato la testa, permettendo ai fondi da gennaio a oggi, di recuperare in parte le ingenti perdite del 2018, anno veramente complesso per i mercati finanziari.
Le performance da inizio anno
Da inizio anno a oggi i Pir, sulla scia del recupero dei listini, hanno decisamente rialzato la a china con rendimenti che nella maggior parte dei casi sono nell’ordine delle due cifre. Tra gli azionari i prodotti che hanno reso di più in assoluto appartengono alla scuderia di Axa con Axa Framlington Italy in crescita del 12,1%, seguito a ruota da due fondi targati Amundi: Amundi Sviluppo Italia A e B con una crescita rispettiva di oltre il 10%. A seguire ci sono Arca Azioni Italia (9,98%) ed Eurizon Pir Italia Azionario (9,8%). Tra le fila dei bilanciati, invece, la pole position va al Pir di Credit Suisse, in crescita dell’11,1%. Secondo e terzo posto per Eurizon Programma Italia 70 e Arca Economia Reale Italia Bilanciato 55 con un rendimento del 7,8 e del 6,1 per cento. Il terzetto di comando dei flessibili è composto da Consultinvest Risparmio Italia ( 9,34%), Mediolanum Flessibile Futuro Italia (7,58%) e Deutsche Multi Pir (5,93%).
A gennaio c'è stato un certo dinamismo anche tra i costi. Alcune società hanno infatti modificato le spese correnti (cosidette ongoing charge), la cui voce principale è la commissione di gestione: in alcuni casi sono leggermente diminuite, in altri aumentate. Nel dettaglio, la Sicav New Millenium (Banca Finnat) sul comparto bilanciato ha abbassato l’ongoing charge dal 2,31 all’1,93%, mentre sull’obbligazionario lo ha aumentato, portandolo dall’1,58 all’1,78%. Leggera limatura, invece, per i Pir targati Fideuram (Piano Azioni Italia dal 2,09 al 2,07 e Piano Bilanciato Italia dall’1,69 all’1,68%), mentre Pensplan ha incrementato le spese correnti di entrambi i fondi (Generation Dynamic A e B) rispettivamente dall’1,90 e dall’1,70 all’1,93 e all’1,73 per cento. Modifiche anche in casa di Arca Sgr: i fondi Arca Economia Reale Bilanciato 30 e 55 hanno aumentato l’ongoing charge rispettivamente da 1,19 a 1,44 e da 1,04 a 1,66. Stesso copione anche per Arca Economia Reale il cui incremento delle spese correnti è stato dall’1,37 al 2,09%, mentre è scesa leggermente la percentuale (dall'1,88 all'1,87%) di Arca Azioni Italia. Stabile all’1,21% il fondo bilanciato Arca Economia Reale Bilanciato 15.
Fonte: Il Sole 24 Ore